Osteoporosi post-menopausale, romosozumab più efficace se seguito da trattamento con denosumab

Osteoporosi post-menopausale, romosozumab più efficace se seguito da trattamento con denosumab

Il trattamento per 2 anni con romosozumab di donne affette da OP post-menopausale migliora i livelli di densità minerale ossea in maniera più efficace se seguito dal trattamento per un anno con denosumab.
Lo dimostra uno studio multicentrico condotto negli USA, in Canada, Belgio, Olanda, Spagna, Argentina e UK, presentato nel corso del Congresso Mondiale sull’OP, l’Osteoartrite e le Malattie Muscolo-Scheletriche, recentemente conclusosi a Milano.

Romosozumab è un anticorpo monoclonale che si lega alla sclerostina, stimola la formazione ossea e diminuisce il riassorbimento osseo. La sclerostina è una proteina prodotta dagli osteociti che ha il compito di inibire l’attività degli osteoblasti, le cellule deputate alla produzione di osso. Bloccare la sclerostina è come togliere il freno alla produzione di osso, che perciò aumenta.

Attualmente il farmaco ha iniziato un programma di sviluppo clinico di fase III, che include due studi condotti in più di 10mila pazienti, che valuteranno l’effetto del farmaco sulla riduzione delle fratture rispetto al placebo o ad altri farmaci.
Denosumab, invece, è un anticorpo monoclonale interamente umano diretto contro il ligando di RANK, una proteina implicata nel mantenimento della massa ossea.

Al fine di verificare un potenziamento dell’azione dei due farmaci, è stato concepito questo studio, nel corso del quale sono state reclutate 419 donne on post-menopausa con T-score della colonna lombare (LS), dell’anca in toto (TH) e del collo del femore ≤−2,0 e ≥−3,5. Le pazienti reclutate nel trial erano sottoposte a trattamento con romosozumab (70 mg, 140 mg o 210 mg una volta al mese, o 140 mg o 210 mg ogni tre mesi), o placebo per un periodo di due anni. Dopo questo periodo le pazienti sono state trattate per un ulteriore anno con placebo o 60 mg di denosumab ogni sei mesi previa nuova randomizzazione).

I risultati hanno documentato un rapido e marcato incremento dei valori di DMO nel corso del primo anno e un incremento continuo fino a 2 anni. Il maggior beneficio, in termini di incremento dei livelli di DMO, è stato ottenuto alla posologia di 210 mg di romosozumab (+15,7% DMO LS e +6% DMO TH).
Le donne trattate con romosozumab 210 mg che erano state nuovamente randomizzate, dopo 2 anni, a trattamento con denosumab, hanno sperimentato un incremento dei livelli di DMO a tassi paragonabili a quelli osservati nel corso del secondo anno di trattamento con romosozumab. Nelle pazienti nuovamente randomizzate a placebo, invece, i valori di DMO tornavano a livelli precedenti il trattamento.

Lo studio ha dimostrato anche che il trattamento con romosozumab induceva una rapida stimolazione della formazione di osso (misurata con il marker PINP) e una riduzione dei processi di riassorbimento osseo (misurati con il marker CTX).

L’aumento dei valori del marker PINP è stato transitorio, con un ritorno a valori basali entro 6-12 mesi, e il riscontro di livelli al di sotto di quelli basali fino a 2 anni dall’inizio del trattamento. Le pazienti trattate con romosozumab che passavano, dopo 2 anni, al trattamento con denosumab, hanno mostrato una riduzione di entrambi i marker di metabolismo osseo considerati (PINP e CTX). Nelle pazienti che passavano al placebo, invece, i valori di PINP sono ritornati gradualmente a livelli basali, mentre i valori di CTX sono inizialmente cresciuti a livelli superiori al basale, per ritornare gradualmente ai livelli iniziali.

Sul fronte delle safety, non sono state rilevate differenze significative tra i 2 gruppi sottoposti a trattamento con denosumab o a placebo in termini di eventi avversi (AE), limitati a reazioni locali al sito di iniezione di lieve entità.
Pertanto, alla luce di questi dati, gli autori concludono che gli effetti del trattamento con romosozumab sono migliorati dalla transizione, dopo 2 anni di terapia, al trattamento con denosumab.

McClung MR et al. Results of 2 years of romosozumab treatments followed by 1 year of denosumab or placebo in post-menopausal women with low bone mineral density. Osteoporosis International, Vol. 26, S 1. 2015.




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