Effetti dell’integrazione a lungo termine con calcio e vitamina D

Effetti dell’integrazione a lungo termine con calcio e vitamina D

Nel 2006, il Women Health Initiative (WHI) completò uno dei maggiori studi randomizzati controllati, con un follow-up di 7 anni, circa l’effetto dell’integrazione con calcio e vitamina D nelle donne in post menopausa.  A tale studio fu dato il nome di “calcium plus vitamin D” (CaD). I risultati all’epoca diedero un riscontro nullo sugli effetti a lungo termine (1). Al contrario nel 2009, venne riscontrato un ridotto rischio di tumore nelle donne che ricevevano integrazione (2). Un’analisi post-hoc successiva e limitata ad un piccolo gruppo di soggetti arruolati, rivelò nelle donne che non ricevevano integrazione un ridotto rischio di cancro in generale, di cancro del colon retto e di forme invasive di carcinoma mammario, senza però nessun effetto sulla mortalità (3).

Visti i risultati discordanti nella stessa popolazione, lo studio di Thompson e dei suoi colleghi si propone di chiarire ed aggiornare i risultati trovati nella WHI con l’ultimo follow-up e di stratificarli in base alla storia clinica dei soggetti arruolati.

Nel 1991, il WHI ha arruolato donne tra i 50 ed i 79 anni d’età. Il WHI si compone di tre studi clinici randomizzati ed un osservazionale. Le donne arruolate nel WHI erano state invitate a partecipare al CaD dopo aver completato uno degli altri studi di intervento. Venne chiesto loro di sospendere ogni qual tipo di integrazione presa autonomamente.

Le partecipanti eleggibili venivano poi assegnate in maniera randomica al gruppo del trattamento (1000 mg di calcio carbonato e 400 UI di vitamina D, divisi in due dosi al giorno) o a quello del placebo. L’assunzione del trattamento veniva controllata tramite la somministrazione di scorte da parte di un intervistatore  all’arruolamento, dopo 1 anno per valutarne l’eleggibilità al CaD, e dopo 3, 6 e 9 anni. Nei follow-up successivi, a 13.5 e 16.2 anni, veniva invece solo riportato dai soggetti in studio l’assunzione autonoma di integratori. Vennero inoltre raccolti dati all’arruolamento circa l’età, etnia, status socio-economico, livello di istruzione, storia clinica di cancro, peso, altezza, indice di massa corporea (IMC), circonferenza della vita, abitudini dietetiche, uso di tabacco, attività fisica e sulla eventuale causa di morte. Il follow-up cumulativo medio era 22.3 anni.

Vennero arruolate 11106 donne che non facevano uso di integratori prima dell’arruolamento e 24651 che ne facevano uso. Queste ultime rispetto alle prime erano più anziane, con un livello di istruzione più alto, avevano un IMC minore, facevano più esercizio fisico e fumavano di meno. Prima della randomizzazione assumevano in media 200 mg di calcio al giorno e 375 UI di vitamina D. In un sottogruppo comprendente il 6% della popolazione, i livelli sierici di vitamina D misurata prima della randomizzazione erano di 58.8 e 39.0 nmol/L, rispettivamente nel primo e nel secondo gruppo.

All’ultimo follow-up, è stata calcolata una riduzione del rischio di morte per cancro del 7% in favore del gruppo delle trattate, che assumeva calcio e vitamina D (HR 0.9, IC 30.87 to 0.99). Nessuna differenza è stata trovata invece nel tasso di mortalità in base al tipo di tumore. Al contrario, un rischio più alto di morte per malattie cardio-vascolari del 6% è stato calcolato nel gruppo delle trattate (HR 1.06, IC 1.01 to 1.12).

Dividendo ulteriormente le pazienti per assunzione di integratori anche dopo essere state assegnate al gruppo delle trattate o dei controlli, le donne che non assumevano integratori avevano un rischio inferiore di cancro del colon retto (HR 0.68, IC 0.46 to 0.99), della mammella invasivo (HR 0.75, IC 0.60 to 0.93) e di qualunque tumore (HR 0.85, IC 0.75 to 0.96). Non è stato notato nessun effetto sulla mortalità e sull’incidenza di malattie cardiovascolari.

Considerando i livelli plasmatici di vitamina D essere sufficienti a 50 nmol/L, all’arruolamento le donne che assumevano integratori avevano valori più frequentemente superiori alla sufficienza, al contrario inferiori quelle che non li prendevano. Dopo 2 anni, le donne assegnate al gruppo delle trattate avevano valori di vitamina D più alti, indipendente dal fatto che assumessero o non assumessero integratori autonomamente.

In conclusione, lo studio suggerisce la presenza di un effetto ritardato della supplementazione con calcio e vitamina D nel ridurre la mortalità per neoplasia nelle donne in post menopausa, probabilmente per il raggiungimento dei livelli plasmatici di sufficienza. Dall’altro lato tuttavia pare aumentare la mortalità per malattie cardiovascolari. A tal proposito, studi futuri per valutare l’effetto della supplementazione di sola vitamina D contro quella con calcio e vitamina D, come in questo caso, potranno essere utili per meglio comprendere tali risultati.

 

Commento all’articolo di Thomson CA, Aragaki AK, Prentice RL, et al. Long-Term Effect of Randomization to Calcium and Vitamin D Supplementation on Health in Older Women : Postintervention Follow-up of a Randomized Clinical Trial. Ann Intern Med. 2024;177(4):428-438. doi:10.7326/M23-2598

Bibliografia

  1. Prentice RL, Pettinger MB, Jackson RD, et al. Health risks and benefits from calcium and vitamin D supplementation: Women’s Health Initiative clinical trial and cohort study. Osteoporos Int. 2013;24:567-580.
  2. LaCroix AZ, Kotchen J, Anderson G, et al. Calcium plus vitamin D supplementation and mortality in postmenopausal women: the Women’s Health Initiative calcium-vitamin D randomized controlled trial. J Gerontol A Biol Sci Med Sci. 2009;64:559-567.
  3. Bolland MJ, Grey A, Gamble GD, et al. Calcium and vitamin D supplements and health outcomes: a reanalysis of the Women’s Health Initiative (WHI) limited-access data set. Am J Clin Nutr. 2011; 94:1144-1149.



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