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01/08/2025

Efficacia del burosumab rispetto al trattamento con Sali di fosfato e calcitriolo nei soggetti affetti da ipofosfatemia X-linked nei soggetti adulti.

L’ipofosfatemia X-linked (XLH) è causata dalla perdita di funzione del gene PHEX. I pazienti affetti da XLH presentano livelli elevati o inappropriatamente normali di FGF23, con conseguente perdita renale cronica di fosfato [1]. Tale condizione determina lo sviluppo di rachitismo e bassa statura nei bambini e osteomalacia negli adulti [1]. Gli adulti con XLH presentano un elevato rischio di fratture osteomalaciche a lenta guarigione, oltre a manifestazioni muscoloscheletriche multiple, quali osteoartrite, entesopatie, stenosi spinale, dolore, rigidità e limitazioni funzionali [2].

Prima dell’introduzione di burosumab, il trattamento di riferimento consisteva nell’associazione di fosfato orale e calcitriolo, con dimostrato miglioramento della sintomatologia osteomalacica. Tuttavia, l’uso prolungato negli adulti è ancora oggetto di dibattito, per il rischio di ipercalciuria, iperparatiroidismo e nefrocalcinosi [3].

Burosumab è un anticorpo monoclonale umanizzato che neutralizza l’attività di FGF23, approvato per il trattamento dell’XLH. Il farmaco ha dimostrato di migliorare l’osteomalacia, favorire la guarigione delle fratture, normalizzare la fosfatemia e ridurre il dolore [4]. Nonostante i numerosi studi, solo uno studio randomizzato condotto in età pediatrica ha dimostrato la superiorità di burosumab rispetto al trattamento convenzionale [5]. Lo studio condotto da Florenzano e colleghi si propone quindi di valutare l’efficacia del trattamento con burosumab rispetto ai sali di fosfato associati a calcitriolo in pazienti adulti con XLH.

L’analisi ha utilizzato i dati clinici del programma osservazionale “XLH Disease Monitoring Program”, uno studio prospettico, multicentrico e della durata di 10 anni, condotto in Stati Uniti, Canada e America Latina.

Sono stati arruolati 139 pazienti adulti, 65 trattati con Burosumab [maschi: femmine (M: F) = 48 (73.4%): 17 (26.2%); età media 39.44 ± 1.6 anni] e 74 trattati con sali di fosfato e calcitriolo [M: F = 59 (79.7%): 15 (20.3%); età media 39.32 ± 1.79].

Dopo un anno dall’inizio del trattamento, il gruppo burosumab ha mostrato un incremento medio significativamente maggiore della concentrazione sierica di fosfato rispetto al gruppo trattato con sali di fosfato e calcitriolo (0,78 ± 0,08 mg/dL vs 0,15 ± 0,14 mg/dL). Inoltre, una percentuale significativamente più alta di pazienti nel gruppo burosumab ha raggiunto valori di fosfato superiori al limite inferiore della norma (65,6% vs 29,9%). Analogamente, si sono osservati miglioramenti nei livelli di 1,25-diidrossi vitamina D (+19,41 ± 3,39 pg/mL vs +5,49 ± 3,43 pg/mL) e paratormone (−13,82 ± 5,00 pg/mL vs +11,79 ± 8,10 pg/mL).

Anche i punteggi WOMAC (Western Ontario and McMaster Osteoarthritis Index), utilizzati per valutare dolore, rigidità articolare, e funzione fisica, sono migliorati in modo significativo nel gruppo burosumab rispetto al gruppo trattato con sali di fosfato e calcitriolo: rigidità −10,16 ± 2,85 vs −1,79 ± 3,68; dolore −7,50 ± 2,34 vs +4,47 ± 3,23; abilità fisica −5,68 ± 1,96 vs +6,77 ± 4,85. Lo stesso miglioramento è stato registrato per i punteggi PROMIS PF (Patient Reported Outcomes Measurement Information System Physical Function), per la valutazione della funzionalità fisica riferita dal paziente, ed i tempi del TUG (Timed Up and Go).

Dal punto di vista della sicurezza, il profilo beneficio-rischio di burosumab è risultato favorevole, senza evidenza di un aumento del rischio di nefrocalcinosi, insufficienza renale, stenosi spinale o complicanze in gravidanza e allattamento.

Nonostante i limiti legati alla natura osservazionale dello studio, alla durata del follow-up, alla variabilità del tempo di trattamento e al relativamente contenuto di soggetti arruolati, i risultati evidenziano che burosumab nei pazienti adulti con XLH è associato a miglioramenti significativi sia biochimici che clinici, in particolare nella riduzione del carico di malattia e nel miglioramento della performance fisica.

Commento all’articolo: Florenzano P, Imel EA, Khan AA, Li Z, Vincent M, Nomura T, Krolczyk S, Johnson B, Ward L. Real-World Effectiveness of Burosumab Versus Oral Phosphate and Active Vitamin D in Adults With X-Linked Hypophosphatemia. J Bone Miner Res. 2025 May 2:zjaf063. doi: 10.1093/jbmr/zjaf063. Epub ahead of print. PMID: 40314226.

Bibliografia

  1. Carpenter TO, Imel EA, Holm IA, Jan de Beur SM, KlKL I. A clinician’s guide to X-linked hypophosphatemia.J Bone Miner Res. 2011;26(7):1381-1388. https://doi.org/10.1002/jbmr.340.
  2. Haffner D, Emma F, Eastwood DM, et al. Clinical practice recommendations for the diagnosis and management of X-linked hypophosphataemia. Nat Rev Nephrol. 2019;15(7):435-455
  3. Haffner D, Emma F, Seefried L, et al. Clinical practice recommendations for the diagnosis and management of X-linked hypophosphataemia. Nat Rev Nephrol. 2025;21:350-354. https:// doi.org/10.1038/s41581-025-00939-0.
  4. Lamb YN. Burosumab: first global approval. Drugs. 2018;78(6):707-714
  5. Imel EA, Glorieux FH, Whyte MP, et al. Burosumab versus conventional therapy in children with X-linked hypophosphataemia: a randomised, active-controlled, open-label, phase 3 trial. Lancet. 2019;393(10189):2416-2427.