Osteoporosi post menopausale, romosozumab supera teriparatide in Fase III

Osteoporosi post menopausale, romosozumab supera teriparatide in Fase III

Amgen e Ucb oggi hanno annunciato i risultati top-line dello studio STRUCTURE, un trial di fase III che ha valutato l’effetto dell’anticorpo monoclonale romosozumab rispetto a teriparatide in donne in post-menopausa con osteoporosi e ad alto rischio di fratture precedentemente trattate con una terapia a base di bisfosfonati.

Lo studio, il primo trial di Fase III condotto con questo farmaco, ha centrato l’endpoint primario, dimostrando una differenza statisticamente significativa a favore del romosozumab nella variazione percentuale della densità minerale ossea (misurata con la DXA) fino al mese 12. Sono in corso ulteriori analisi dei risultati e i dati completi del trial saranno presentati a una delle prossime conferenze di questo settore della medicina.

Romosozumab (AMG 785/CDP7851) è il primo anticorpo monoclonale anti-sclerostina, un farmaco in grado di aumentare la formazione ossea inibendo l’attività osteoblastica indotta dagli osteociti.  Si somministra per via sottocutanea con una sola somministrazione al mese.

La sclerostina è una una glicoproteina codificata dal gene SOST e secreta dagli osteociti che ha il compito di inibire l’attività degli osteoblasti, le cellule deputate alla produzione di osso. Bloccare la sclerostina è come togliere il freno alla produzione di osso che perciò aumenta.

Pazienti con un deficit genetico di sclerostina o con delezione del gene SOST –che codifica per la sclerostina- hanno un’elevata massa ossea e un’aumentata forza ossea che si traduce in resistenza alle fratture. L’espressione del gene SOST è limitata al tessuto scheletrico e ciò rende l’inibizione della sclerostina un target farmacologico particolarmente attraente nell’ottica di limitare i potenziali effetti off-target del farmaco inibitore.

STRUCTURE è un trial internazionale di fase 3, multicentrico, randomizzato, in aperto, controllato che ha valutato la sicurezza, la tollerabilità e l’efficacia di romosozumab verso teriparatide in donne con osteoporosi post-menopausale. Un totale di 436 pazienti precedentemente trattati cen terapia di bifosfonati hanno ricevuto romosozumab per via sottocutanea (210 mg al mese) o teriparatide per via sottocutanea (20 mcg al giorno) fino a 12 mesi.

L’incidenza totale di eventi avversi è stata generalmente equilibrata tra i bracci. Gli eventi avversi nei pazienti trattati con romosozumab erano simili a quelli riportati in precedenza e non sono state riscontrate nuovi segnali di sicurezza. Gli eventi avversi riportati nel braccio romosozumab in più del cinque per cento delle pazienti sono state nasofaringite, artralgia, mal di schiena, mal di testa e la caduta.

In uno studio di fase II pubblicato lo scorso anno su NEJM i farmaco aveva dato risultati eccellenti. In particolare, romosozumab 210 mg/mese ha aumentato la densità ossea a livello della colonna lombare, con +11,3% di variazione rispetto al baseline, contro -0,1% osservato nel gruppo assegnato a placebo, +4,1% per il gruppo che riceveva alendronato  e +7,1% per i pazienti sottoposti a teriparatide.

In seguito all’assunzione di rosomozumab, anche la massa minerale ossea di anca totale e collo del femore era risultata statisticamente più elevata, i marcatori di formazione ossea aumentati in maniera rapida e transitoria, ed il riassorbimento significativamente ridotto rispetto a quanto osservato negli altri gruppi di trattamento.

Originariamente scoperto da Celltech, società poi acquisita da Ucb, il farmaco è sviluppato congiuntamente da quest’ultima e da Amgen, con la quale la stessa Celltech nel 2002 aveva siglato una partnership  su questo farmaco.

Una volta approvato, il farmaco sarà in competizione con teriparatide, che nel frattempo sarà diventata generica e con abaloparatide, un farmaco sviluppato da Radius Health che in uno studio di fase II ha dimostrato una riduzione dell’86% delle nuove fratture vertebrali, verso placebo.

Gli analisti di Deutsche Bank prevedono un futuro di successo per romosozumab le cui vendite annue potrebbero arrivare a $1,1 miliardi. Il prodotto, sempre secondo le previsioni di Deutsche Bank, portebbe conquistare il 40% del mercato dei farmaci anabolizzanti l’osso, con un 40% che rimarrebbe a teriparatide generico e un 20% per abeloparatide che si dà una volta al giorno e dunque è meno comodo di romosozumab che è mensile.




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